Le aziende stanno sempre più spesso rivolgendo l’attenzione all’intelligenza artificiale generativa per compiti di crescente complessità. Questo cambiamento alimenta previsioni riguardo alla trasformazione dei posti di lavoro, sia in termini inquietanti che ottimisti.
Alcuni temono un’ondata di perdite di lavoro, poiché l’intelligenza artificiale sta diventando sempre più in grado di assumere mansioni tradizionalmente svolte dai lavoratori.
Altri sostengono che tali preoccupazioni siano eccessive. Al contrario, prevedono che l’intelligenza artificiale porterà innovazioni e introdurrà una migliore qualità della vita.
Jamie Dimon, CEO di JP Morgan Chase, ha affermato che l’intelligenza artificiale potrebbe portare le generazioni future a lavorare solo 3 giorni e mezzo alla settimana. Dimon ha dichiarato l’anno scorso che la tecnologia potrebbe inventare cure per il cancro e consentire a più persone di vivere fino a 100 anni, realizzando scoperte al di là delle capacità umane.
Altri sostengono che l’intelligenza artificiale permetterà alle persone di concentrarsi su ciò che più le interessa. Vinod Khosla, fondatore della società di venture capital Khosla Ventures, ha dichiarato in un’intervista al Wall Street Journal lo scorso autunno che entro 10 anni l’intelligenza artificiale assumerà l’80% dell’80% dei posti di lavoro esistenti oggi.
Alcuni ruoli subiranno senza dubbio cambiamenti significativi. Una ricerca del McKinsey Global Institute ha scoperto che entro il 2030, grazie all’intelligenza artificiale generativa e ad altri strumenti, il 30% delle ore lavorative odierne potrebbe essere automatizzato.
Secondo i dati di Janco, negli ultimi mesi i posti di lavoro in settori come le telecomunicazioni, la gestione dei sistemi aziendali e l’IT entry-level sono diminuiti, mentre i ruoli nella sicurezza informatica, nell’intelligenza artificiale e nella scienza dei dati continuano ad aumentare.
A San Francisco, nella società Tome, una piattaforma generativa di narrazione e presentazione basata sull’intelligenza artificiale, il CEO Keith Peiris afferma di aver iniziato a cercare di assumere quelli che definisce “generalisti pieni di risorse”, anziché specialisti con l’esatta esperienza di cui potrebbe aver bisogno, sapendo che i professionisti intelligenti possono utilizzare i software di intelligenza artificiale per amplificare le proprie conoscenze e risolvere i nuovi problemi che emergono.
Le generazioni più giovani, già abituate all’uso delle tecnologie digitali, saranno più propense ad abbracciare l’IA e le nuove opportunità lavorative. Per le generazioni più mature, invece, il rischio di resistenza al cambiamento e di esclusione sociale è maggiore.
La sfida principale è quella di ridurre l’impatto negativo dell’IA sul lavoro e di creare un sistema che sia benefico per tutti. È necessario promuovere un dialogo sociale tra le parti interessate, investendo in istruzione e formazione per colmare il divario di competenze e facilitare la transizione verso nuovi modelli di lavoro.
Il futuro del lavoro è in rapida evoluzione, ricco di potenzialità. L’intelligenza artificiale può essere una leva per migliorare la produttività, la creatività e la qualità del lavoro, ma richiede un impegno collettivo per garantire un futuro equo e inclusivo per tutti.
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